La grande bufala delle api che stanno scomparendo
Da una decina di anni le api sono alla ribalta delle cronache, giornali e telegiornali, riviste e Social ci ripetono che le api stanno scomparendo. In realtà si fa spesso confusione. Le api infatti sono un genere di circa 27 specie (Apis) appartenenti alla grande famiglia degli apoidei (Apidae) che comprende 5000 specie.
Per fortuna le api da miele non sono mai state in pericolo di estinzione, ma al contrario negli ultimi anni sono aumentate notevolmente. Da quando sono stati resi obbligatori i censimenti degli alveari (in Emilia Romagna dal 1986), le colonie di api da miele risultano più che raddoppiate, arrivando ad una densità mai vista prima, sempre in Emilia Romagna ci sono oggi oltre 5 alveari ogni Km2.
Quindi va tutto bene?
No per niente, se un apicoltore perde gli alveari a causa di un avvelenamento dipendente da trattamenti insetticidi, seppure fra importanti oneri economici e lavoro può riuscire a rimpiazzarli con la rimonta aziendale, ma sempre a causa di questi trattamenti antiparassitari spariscono sempre più insetti solitari e impollinatori e a loro non li protegge nessuno. Ma anche le api da miele corrono un gravissimo pericolo!
Il pericolo non è quello della sparizione come specie,
ma come sottospecie!
Infatti con l’aumento degli alveari è aumentata anche l’importazione di api regine da altri paesi, api di diversa sottospecie o addirittura di ibridi non naturali, che vengono acquistati e introdotti senza controllo e questi minano l’integrità dell’ape Italiana.
L’ape Italiana si è diversificata dalle altre sottospecie Europee a seguito dell’ultima glaciazione.
Isolata dai ghiacci delle Alpi, in Italia le specie dell’apis mellifera dell’Europa centrale e la specie di api mellifiche Carnica dell’Europa orientale, si unirono formando quella che nel 1806 Massimiliano Spinola definì in tassonomia Apis Mellifica Ligustica Spinola.
L’ape mellifica Ligustica, denominata ape Italiana, è mansueta ed estremamente produttiva, di colore cuoio chiaro, per le sue caratteristiche di produttività e capacità di adattamento è la più diffusa al mondo. Ma in Italia negli ultimi anni la sua presenza si è estremamente ridotta, tanto che un recente lavoro dell’Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana, ha rilevato nel Lazio la sua integrità solo nel 70% della popolazione.
Difesa della bio-diversità
Sia chiaro che qui non si sta parlando di difesa di una razza, ma di difesa della bio-diversità!
Infatti introducendo altre sottospecie di un insetto che usa fecondarsi in volo, si va ad inquinare geneticamente la specie autoctona con comportamenti estranei e non adatti all’ambiente.
Questa situazione rischia anche di costringere migliaia di apicoltori ad acquistare api regine da riproduttori specializzati, impedendo di fatto la libertà loro e delle api di lasciare sostituire naturalmente l’ape regina negli alveari.
Questi ibridi, portano dentro di loro genetica africana, e quando si riproducono liberamente ritorna a manifestarsi un forte carattere di aggressività in maniera pericolosa (ape africanizzata).
La crisi che negli ultimi anni ha fatto diminuire drasticamente la produzione di miele, ha spinto molti apicoltori a cercare una soluzione nel sostituire le regine autoctone con regine di provenienza estera, nell’illusione di risolvere una situazione di crisi che è ambientale e non certo dovuta alle api.
Il problema della produzione non lo risolvono, ma nel frattempo inquinano geneticamente il territorio, e nonostante l’inquinamento della flora e della fauna sia un reato perseguibile per legge, la definizione ambigua dell’apicoltura, sospesa tra fauna selvatica o zootecnia non facilita l’azione repressiva del reato.
Il progetto
Al fine di tutelare la sottospecie autoctona, l’Associazione Api Rimini e Montefeltro ha ideato un progetto di selezione collettiva dei soci, guidata da un’apicoltore allevatore iscritto all’Albo Nazionale Allevatori di api regine, in collaborazione con il CREA AA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria (https://www.crea.gov.it/)) e l’AIAAR (Associazione Allevatori Api Regine Italiane (aiaar.it)).
Il progetto prevede un percorso di monitoraggio della situazione esistente nella provincia, una adeguata formazione per la crescita professionale dei soci nell’ambito della valutazione, selezione e riproduzione delle api regine, l’instaurazione di un apiario di valutazione e l’insediamento di una stazione collettiva di fecondazione controllata, in areale isolato nell’Appennino Romagnolo.
Il fine è quello di selezionare ceppi autoctoni che implementino le capacità di resilienza dell’ape nei confronti dei cambiamenti climatici che si stanno verificando, di migliorare le produzioni e la resistenza alle malattie e di mantenere e preservare le caratteristiche delle api autoctone.
Il progetto in pratica
A settembre si compie l’atto principale per la selezione delle api regine.
L’annata volge al termine ed abbiamo tutti i dati che siamo riusciti a raccogliere dalle colonie.
Non dobbiamo fare altro che scegliere le migliori famiglie dell’anno appena trascorso!
Durante l’annata avremo annotato; La mansuetudine o l’aggressività, la bellezza della covata o meno, i melari raccolti (quelli li conosciamo?)
Possiamo anche scegliere quelli che hanno raccolto più miele e basta.
Perfetto, ora dobbiamo fare una scelta; quali sono i ceppi migliori? Quanti di questi?
In genere è consigliato scegliere i migliori 3 alveari, per ogni apiario.
Approfittando della covata abbondante generalmente fra metà e fine mese, le valutazioni finali riguardano le scorte, l’infestazione da varroa ed il PIN TEST.
A questi alveari verrà effettuato lo ZAV per monitorare la varroa presente, oltre a ciò effettueremo il PIN TEST, per verificare la capacità igienica della famiglia (per PIN TEST si intende il foro con uno spillo di 50 celle opercolate in cui le pupe sono in fase di maturazione con gli occhi da bianco a viola) .
I risultati ottenuti vanno registrati in una scheda oppure su un database e monitorati (rapporto zav-varroa presente e % di pulizia celle) e alla fine si scelgono le 3 regine migliori fra tutti gli alveari posseduti.
Il risultato del PIN TEST per essere accettato dovrebbe dare un risultato superiore al 90%, intendendo come buon risultato l’ apertura delle celle in un tempo di 5/6 ore (quindi si fa alla mattina e si controlla al pomeriggio) per gli alveari con una selezione già avviata e 15 ore (si fa al pomeriggio e si controlla al mattino successivo) per gli alveari mai testati.
Queste regine andranno controllate per la rispondenza alla sottospecie Ligustica con l’analisi MitDNA e, per chi vuole partecipare alla selezione collettiva, con l’analisi Morfometrica.
Dalle linee rispondenti in primavera verranno prelevate le larve per la produzione delle nuove api regine.
Una parte di queste potranno essere fecondata nella stazione di fecondazione collettiva.
L’anno successivo si ripete.
Chi partecipa alla selezione collettiva dell’Associazione avrà l’assistenza per lo ZAV ed il PIN TEST , per le analisi morfometriche e per il prelievo delle larve (innesti), nella prossima primavera.
La selezione collettiva da parte dei soci permetterà di avere un serbatoio di variabilità genetica molto ampio e ricercare, consolidare e diffondere il carattere di resistenza alla varroa.